Il candidato esponga un tema
Odio le etichette.
Quando si tratta di me, della mia persona, è tale l'idiosincrasia verso qualsiasi forma di definizione che finisco con il cambiare appositamente, magari anche verso il peggio, pur di sfuggirvi.
Ecco perché mi suona strano mettere delle etichette a Stibia.
Però, condivido il mondo con chi non ha questa mia malattia e che riconosce l'utilità (come sintesi) delle definizioni: ecco perchè lo farò lo stesso, seppur limitandomi allo stretto necessario.
Stibia è un romanzo fantasy.
Si, senza dubbio credo che, se proprio si voglia trovare a tutti i costi una categoria, quella sia la più adatta.
Un fantasy realistico, però. Non estremo, se questa definizione rende meglio l'idea.
Eppure, la categorizzazione nel genere fantasy è un po' stretta.
Perchè fantasy è l'ambientazione, il contorno, il fondamento per la sospensione dell'incredulità tra autore e lettore.
Ma Stibia è anche, se non soprattutto, un romanzo di formazione.
E psicologico, perchè no.
A distanza di un mese da quando vi ho messo mano l'ultima volta riesco a vederlo con un certo distacco, quasi "da lettore", e credo di essere riuscito ad affrontare alcuni dei temi che mi ero promesso di trattare.
Vediamone i principali.
Il primo che mi viene in mente è la soggettività del male.
Credo che pochissime cose siano "oggettivamente così".
Il male è una di quelle.
Così come la bellezza sta negli occhi di chi guarda, anche il male sta nei valori di chi giudica.
Un altro tema a cui tengo molto è la battaglia tra determinismo e libero arbitrio. Chiaramente non è che io sia riuscito a decretare un vincitore tra le opposte correnti, ma sin dalla pianificazione iniziale del romanzo avevo come obiettivo quello di mettere sul palcoscenico esponenti delle due fazioni, anche solo per mostrare come una differenza che può apparire astratta e teorica comporti invece incisive e concrete conseguenze nella vita di tutti i giorni.
Da ultimo, il tema della responsabilità personale. Vivendo in un Paese come l'Italia in cui solo una rara minoranza si assume la responsabilità delle proprie azioni e dei propri risultati (probabilmente perché tanto non ne paga le conseguenze), avevo voglia di approfondire un tema che, a mio parere, è centrale nello sviluppo degli individui e delle comunità.
Poi, chiaramente, ci sono molti altri temi minori, o minori per me.
Se mi chiedete però quali siano quelli a cui tenevo di più, sono i tre che vi ho elencato.
Mi farebbe piacere sapere se anche chi legge il romanzo riesce a ritrovare questi spunti di riflessione.
Quando si tratta di me, della mia persona, è tale l'idiosincrasia verso qualsiasi forma di definizione che finisco con il cambiare appositamente, magari anche verso il peggio, pur di sfuggirvi.
Ecco perché mi suona strano mettere delle etichette a Stibia.
Però, condivido il mondo con chi non ha questa mia malattia e che riconosce l'utilità (come sintesi) delle definizioni: ecco perchè lo farò lo stesso, seppur limitandomi allo stretto necessario.
Stibia è un romanzo fantasy.
Si, senza dubbio credo che, se proprio si voglia trovare a tutti i costi una categoria, quella sia la più adatta.
Un fantasy realistico, però. Non estremo, se questa definizione rende meglio l'idea.
Eppure, la categorizzazione nel genere fantasy è un po' stretta.
Perchè fantasy è l'ambientazione, il contorno, il fondamento per la sospensione dell'incredulità tra autore e lettore.
Ma Stibia è anche, se non soprattutto, un romanzo di formazione.
E psicologico, perchè no.
A distanza di un mese da quando vi ho messo mano l'ultima volta riesco a vederlo con un certo distacco, quasi "da lettore", e credo di essere riuscito ad affrontare alcuni dei temi che mi ero promesso di trattare.
Vediamone i principali.
Il primo che mi viene in mente è la soggettività del male.
Credo che pochissime cose siano "oggettivamente così".
Il male è una di quelle.
Così come la bellezza sta negli occhi di chi guarda, anche il male sta nei valori di chi giudica.
Un altro tema a cui tengo molto è la battaglia tra determinismo e libero arbitrio. Chiaramente non è che io sia riuscito a decretare un vincitore tra le opposte correnti, ma sin dalla pianificazione iniziale del romanzo avevo come obiettivo quello di mettere sul palcoscenico esponenti delle due fazioni, anche solo per mostrare come una differenza che può apparire astratta e teorica comporti invece incisive e concrete conseguenze nella vita di tutti i giorni.
Da ultimo, il tema della responsabilità personale. Vivendo in un Paese come l'Italia in cui solo una rara minoranza si assume la responsabilità delle proprie azioni e dei propri risultati (probabilmente perché tanto non ne paga le conseguenze), avevo voglia di approfondire un tema che, a mio parere, è centrale nello sviluppo degli individui e delle comunità.
Poi, chiaramente, ci sono molti altri temi minori, o minori per me.
Se mi chiedete però quali siano quelli a cui tenevo di più, sono i tre che vi ho elencato.
Mi farebbe piacere sapere se anche chi legge il romanzo riesce a ritrovare questi spunti di riflessione.